Intervista apparsa su Il Messaggero Marche il 15 maggio 2014
Il premio “Marchigiani dell’anno” è stato conferito in Campidoglio dal Ce.S.Ma – Centro Studi Marche “Giuseppe Giunchi” di Roma con la seguente motivazione: “Sostenuta da grande passione per la filosofia e la cultura pop dei mass media, per le scienze umane e per il sociale, poco più che ventenne, Lucrezia Ercoli si caratterizza per la cura e l’approfondimento nel settore della saggistica, dimostrando grande talento e una profonda levatura culturale”.
Dottoranda in filosofia all’università RomaTre, vincitrice nel 2011 del premio Filosofia di Frascati con un lavoro su Curzio Malaparte filosofo, ha pubblicato la sua seconda monografia “Filosofia dell’umorismo” per la casa editrice romana Inschibboleth. Ora è in libreria con “Filosofia della Crudeltà” (Mimesis). Nel mondo dei Festival Culturali è forse la più giovane direttrice artistica d’Italia occupandosi dal 2011 di “Popsophia, filosofia del contemporaneo”.
La stagione di Popsophia deve ancora iniziare, ma il 2014 è partito alla grande: si è appena conclusa la presentazione al Salone Internazionale del Libro di Torino del tuo ultimo lavoro “Filosofia della Crudeltà” ed è arrivata la nomina a marchigiana dell’anno.
Questo riconoscimento mi ha colto di sorpresa e mi ha fatto molto piacere. Sono orgogliosa di essere marchigiana. Le Marche sono una realtà culturalmente fertile, piena di opportunità e creatività, con un’altissima qualità della vita. Non lo riconosciamo spesso perché ci siamo abituati. Me ne sono accorta andando a studiare altrove e guardandole con gli occhi entusiasti degli ospiti che arrivano da fuori regione.
Un riconoscimento alla novità culturale, ma anche alla discontinuità.
Forse sono l’espressione della nuova stagione renziana… Autoesaltazione a parte, la questione non è riducibile a un “lifting anti età”. Popsophia mobilita intellettuali tra i venti e i quarant’anni, coinvolge direttamente gli adolescenti negli eventi, nei progetti multimediali che si avvicinano ai miti giovanili. Vi è anche un lato nobile da non trascurare mai: quello della scommessa economica, che ci permette di realizzare un evento nazionale con un budget ridottissimo. Popsophia si fonda sull’impegno gratuito e appassionato dei membri della nostra associazione no-profit (me compresa) e di centinaia di volontari.
Siamo al secondo anno della tua direzione di uno dei festival culturali più importanti d’Italia. Come vivi questa responsabilità?
“Popsophia” è nata nelle Marche, ma oggi la rappresenta sempre di più su tutto il territorio nazionale. Voglio sottolineare che la parola festival non ci appartiene più, ormai è inflazionato e ha perso ogni significato. Non siamo un appuntamento di intrattenimento né una semplice rassegna che invita personaggi random. La Popsophia è un genere, un metodo che esercita il pensiero critico sulla contemporaneità. Non trattiamo temi generalisti e non ci soffermiamo sul tranquillizzante buon senso dei luoghi comuni. Ogni anno scriviamo pagine inedite, costringiamo i grandi nomi della filosofia a sporcarsi le mani con il pop, proponiamo idee nuove e stimolanti (rischiando anche l’impopolarità e le critiche). Popsophia è il non politicamente corretto della cultura.
Ma che cos’è esattamente questa “popsophia”?
La Popsophia, come spiega bene la Treccani, è un procedimento filosofico: non è un semplice neologismo, ma una “prassi”, un modo particolare di “fare” filosofia. “La filosofia indaga il pop, il pop racconta la filosofia”: in questo aforisma, apparentemente superficiale, c’è tutta l’ambizione della battaglia culturale che anima da tempo il dibattito sul ruolo della filosofia nella società contemporanea. La filosofia, dice Hegel, “è il proprio tempo appreso con il pensiero”. In verità il nostro lavoro ha l’obbligo di essere competitivo sulle questioni culturali nazionali; non ha e non può avere un ambito locale, come hanno dimostrato i nostri seminari popsofici all’università LUISS Guido Carli di Roma. Come i prodotti dell’industria marchigiana debbono affrontare la competizione globale, così “la filosofia che indaga il pop” deve attecchire nella coscienza critica del presente. Non giochiamo un‘amichevole sul campetto di casa. Noi facciamo il campionato vero e la partita è sempre fuori casa.
Dopo l’appuntamento di Pesaro che si terrà a Rocca Costanza dal 2 al 6 luglio, Popsophia tornerà anche quest’anno a Tolentino?
Si! Dal 28 al 31 agosto saremo al Castello della Rancia. Quattro giornate dedicate alla filosofia dell’umorismo in collaborazione con Biumor, la Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, e l’Amministrazione comunale di Tolentino.
L’umorismo è un concetto complesso, un enigma per la filosofia. Per comprenderlo è necessaria la contaminazione con linguaggi eterogenei. Oltre alla riflessione filosofica utilizzeremo l’arte, il cinema, le serie tv, la musica e il teatro con lo scopo di compiere un passo avanti per definire i contorni di quest’esperienza universale e originaria dell’esistenza umana. Il tutto in quel magico teatro naturale che è il castello della Rancia.