Gradara – marzo 2014
Thauma, la filosofia nasce da un sentimento
di Lucrezia Ercoli
“Prendila con filosofia!”
Una frase che sentiamo ripetere spesso nei nostri dialoghi quotidiani.
Come se il filosofo – grazie alla sapienza che alberga dentro di lui – fosse al riparo dagli accidenti del mondo, dai sentimenti che turbano e sconvolgono le vite dei comuni mortali. Come se la filosofia – in quanto sapere a-patico, letteralmente privo di pathos, di passione – avesse il compito di controllare e anestetizzare le emozioni.
E se, invece, la filosofia – così ingiustamente dileggiata dal linguaggio comune – si originasse proprio da un’emozione?
Nel dialogo Teeteto, Platone mette in bocca a Socrate queste parole: “Questo pathos è proprio del filosofo: il thaumazein. E la filosofia non ha altro principio che non sia questo”.
La filosofia, ci dice Platone, non soltanto è collegata a un pathos, ma ne trae addirittura origine. E la passione specifica dell’attività del filosofo è racchiusa nel verbo greco thaumazein e nel relativo sostantivo thauma.
Anche Aristotele, nel brano celeberrimo che apre il primo libro della Metafisica, scrive: “Gli uomini furono mossi a filosofare dal thaumazein”. Lo stesso verbo utilizzato da Platone – thaumazein – è individuato da Aristotele come causa e origine della filosofia.
Che cosa significa, dunque, il termine thauma?
Non si tratta di un sentimento qualunque. La parola italiana “meraviglia” – utilizzata spesso per tradurre questo concetto – non riesce a rendere la complessità del significato originario: il thaumazein, infatti, è un turbamento che sconvolge, uno stupore che si unisce allo sgomento di fronte a qualcosa che ci affascina e, insieme, ci spaventa.
La filosofia, quindi, non è razionalità a-patica che inizia quando le passioni e le emozioni si spengono. Al contrario, la filosofia non è concepibile senza l’esperienza del thaumazein, della meraviglia di fronte alle cose del mondo che ci emozionano e ci spaventano.
La filosofia, in altri termini, è figlia di una condizione emotiva. Non è una “filastrocca di opinioni” da studiare a memoria, né una raccolta di ragionamenti astratti che ci allontanano dai piaceri e dai dispiaceri della vita.
“Prendila con filosofia” – se diamo ascolto a Platone e Aristotele – vuol dire affrontare coraggiosamente le nostre emozioni, ascoltare con cura i nostri sentimenti in una ricerca incessante sui problemi che ci appassionano.