Il mio articolo per il blog del Corriere della Sera “Solferino28” dopo un anno dalle scosse del 30 ottobre 2016 – Eravamo piccoli quando a Macerata tra i banchi di scuola ci sorprese la scossa potente che coinvolse l’Umbria e le Marche nel 1997. Ormai è un ricordo lontano, contaminato dalla nostalgia dell’infanzia. Nel 2009 facevamo l’università fuori dalle Marche quando il terribile sisma dell’Aquila ci riempì di preoccupazione per i tanti amici che proprio lì studiavano e vivevano in quei giorni difficili.
Chi come me ha 29 anni ed è nato e cresciuto nell’omphalos Italiae, convive con il terremoto da sempre: ha imparato a prevederlo dalle esercitazioni con le maestre delle elementari, ha imparato a conoscerlo mediante i racconti tramandati a casa dai genitori, ne ha sperimentato la paura sulla propria pelle.
Eppure, a un anno di distanza da quando il terrae motus è tornato a colpire l’Umbria e le Marche accanendosi con le piccole e fragili città della nostra provincia di Macerata, siamo più impauriti e sconvolti. E non soltanto per il ricordo dell’intensità inaudita delle scosse.
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