L’odio – il resoconto di Biumor 2019

L’odio c’è, c’è sempre stato, e (pace all’animo dei benpensanti) sempre ci sarà. Prendendo in prestito Humphrey Bogart, verrebbe quasi da dire: è l’odio, bellezza, e tu non ci puoi far niente. Ma proprio nulla? Non proprio. Il “male supremo” può essere infatti conosciuto e riconosciuto, ma soprattutto esorcizzato. Questa è stata l’iniziativa di Biumor, che ha proposto a Tolentino, da mercoledì 20 a sabato 23 novembre, una lunga serie di incontri, dibattiti, spettacoli filosofico musicali. Appuntamenti che hanno provato a dare risposte alla questione cruciale dell’edizione.

Un’operazione, quella del Festival dell’Umorismo di Popsophia, che marca un netto successo, confermato da tutti sold out con un pubblico proveniente da tutta Italia.

teatro.jpg

“È stata un’edizione straordinaria di Biumor – le parole della direttrice artistica di Popsophia Lucrezia Ercoli, nel corso della quale abbiamo cercato di riflettere su un tema, l’odio, che è dirompente e dilagante. Un odio inevitabile, perché alberga in ogni essere vivente, ma che si nutre di noi in simbiosi con l’amore. Due sentimenti che fanno parte della stessa entità. Inutile provare a scinderli. Meglio allora conoscere quel nostro “male assoluto”, trovando il modo per esorcizzarlo. Anche con la ragione”.

Il prologo dei pensieri di Biumor è stato affidato al filosofo Massimo Donà, che ci ha ricordato come l’odio sia “un sentimento che proviamo verso una persona in un rapporto che non c’entra nulla con quella stessa persona. Non ha a che fare con ciò che si vede, ma con la nostra struttura psichica. E’ un sentire gratuito e ingiustificabile”.

Ancestrale, allora, come hanno poi spiegato Andrea Colamedici e Maura Gancitano, dei Tlon. L’odio è nell’animo umano. Quindi, i Tlon hanno suggerito di non cascarci dentro, di non farci soggiogare passando “dalla pulsione all’azione”. “L’odio – le conclusioni – è una polvere da sparo. Siamo noi che possiamo decidere se farci fuochi d’artificio o bombe”.

Vero è che i social possono diventare gogna mediatica mille volte più pericolosa della piazza. Ma sono ormai spazi unici di condivisione. Da salvaguardare.

Così, il noto linguista Massimo Arcangeli è andato oltre, sottolineando l’esigenza di un ritorno alla parola, dal momento che “abbiamo perso l’abitudine di parlare, di articolare i pensieri”. Parola capace di “alimentare quel piccolo senso di coscienza civica che tutti noi dobbiamo educare. Specie dentro uno strumento, il web, dove non siamo abbastanza maturi”.

Il filosofo Riccardo Dal Ferro con il Joker di Joaquin Phoenix ha poi connesso l’umorismo all’odio. La risata, storicamente, “si è trasformata da alleata della comprensione del mondo, a carnefice, diventando, nel mondo social del meme, “tribalizzazione che costruisce barricate con risate nere”. Così il Joker del film è anche lui stesso fenomeno del “memismo”, “della nostra incapacità di dar significato agli eventi del mondo”.

Il caporedattore Rai Maurizio Blasi ha invece raccontato il tema da I duellanti, dalla novella di Conrad al film di Ridley Scott. Quell’odio che “in realtà ha molti elementi in comune con l’amore, come forza e indifferenza a qualunque regola”. Ma l’odio “porta alla riscossa della ragione. Una riscossa che non è politica, ma parla di noi, di un plurale di donne e uomini che amano concatenare i fatti, scambiarli e dialogare”.

Biumor quest’anno si è abbinato alla Trentesima Biennale dell’Umorismo nell’Arte, che si è confermato concorso di respiro internazionale. Ha vinto un’opera che molto ha a che fare con i moderni linguaggi. Un lavoro in cui l’artista Abele Malpiedi invita il fruitore a scattarsi un selfie, camuffando la sua faccia dietro i baffi di Adolf Hitler, per diventare il volto dell’odio.

I nuovi linguaggi sono confluiti persino all’interno dei premi speciali, conferiti quest’anno a Degrado Postmezzadrile, al Terzo Segreto di Satira e a Lercio.it. Con un riconoscimento alla carriera al patron della Rainbow Iginio Straffi. Ma di Humor abbiamo pure parlato con Paolo Della Bella, ripercorrendo la sua storia con il giornalista Pietro Frenquellucci, e ne abbiamo tastato le potenzialità con l’intervento del comico Piero Massimo Macchini.

Parallelamente, Biumor ha lanciato altre due esposizioni. Un ritratto di Norberto Bobbio del fotografo Maurizio Galimberti e un confronto sul rapporto tra Fellini e la Biennale.

Le due serate nell’incantevole Teatro Vaccaj, straripante, hanno messo in scena l’elogio alla leggerezza con i Philoshow, gli spettacoli filosofico musicali di Popsophia. Altro modo per scacciare l’odio.

Il primo è stato un viaggio nel mondo del Musical, con il guru del genere Saverio Marconi,che ha sottolineato quanto “questo genere riesca a trattare temi estremamente seri con levità e delicatezza”.

Nel secondo, il popolare conduttore Carlo Massarini ha raccontato la parabola dei Beatles “una rivoluzione che è stata gioiosa e divertente, che ha sconvolto il mondo con la leggerezza”.