Il filosofo Cesare Catà su Huffington Post parla del mio libro “Che la forza sia con te! Esercizi di Popsophia”. Ecco un estratto del suo articolo – Un filosofo americano che amo particolarmente, Henry David Thoreau, non compose le sue pagine migliori e più profonde nel chiuso di uno studiolo, come la stragrande maggioranza dei suoi colleghi; bensì camminando, a volte per giorni interi, tra la natura del suo New England, ammaliato dalla multiforme bellezza di alberi e montagne, ruscelli e volatili, mele, sentieri e torrenti. L’operazione che compie Lucrezia Ercoli col suo libro Che la forza sia con te! Esercizi di Popsophia (Il Melangolo) è secondo me molto simile, mutatis mutandis, a quella di Thoreau. Solo che qui la passeggiata che si compie non è un vero e proprio cammino in mezzo ai boschi, bensì una camminata ideale tra l’ambiente massmediatico del nostro tempo. Non rami di maggio, ma blockbuster di successo; non lo stelo di un fiore raro, ma programmi televisivi da 10 mln di spettatori; non il ritrarsi delle bestie in una sera d’inverno o la cromia delle foglie autunnali, ma la nascita di nuove mitologie pop e la forza artistica delle serie televisive. Rispetto a Thoreau cambia radicalmente l’oggetto d’osservazione, ovviamente, però ci sono due cose fondamentali in comune: lo sguardo filosofico attento e intelligente che, dall’analisi di ciò che ci circonda, conduce per mano il lettore a conoscere l’uomo contemporaneo; e l’evasione dalla rigidità dei confini accademici, per portare la filosofia a osservare quanto era stato recluso fuori dall’ambito di legittimità della ricerca – di fatto allargando così il perimetro di quest’ultima.
L’Autrice, già indagatrice in altri due saggi di temi controversi come l’umorismo e la crudeltà, direttrice del celebre festival in cui il tema della popsophia è messo precipuamente a tema, nel 2015 aveva riflettuto sul portato teoretico di questo concetto curando per la rivista “Lo Sguardo” il volume collettaneo Popsophia. Teoria e pratica di un genere filosofico. In questi Esercizi vediamo all’opera la metodologia là definita, con la filosofia intenta a indagare i fenomeni più popolari della società italiana. Passeggiate analitiche nella natura della pop-cultura, i vari capitoli in cui il testo è suddiviso toccano temi che scandalizzano i professoroni e spiazzano gli appassionati di filosofia. Checco Zalone? X Factor? Jovanotti? Il Festival di Sanremo? Qualcuno, sfogliando l’indice, potrebbe essere indotto a credere che si tratti di un libro di sociologia o di critica cinetelevisiva dai toni colti; ma si ingannerebbe non meno di chi, considerando i temi di un testo di Thoreau, pensasse a un libro di botanica perché parla di foglie e di frutteti. Quella che Lucrezia Ercoli compie è un’ermeneutica del mondo contemporaneo a partire dai suoi fenomeni più evidenti per coglierne gli strati più profondi; l’idea che sta al fondo di questo libro è appunto quella secondo cui gli archetipi eterni della cultura occidentale non siano morti e musealmente sepolti, bensì si ripropongano in forme del tutto nuove, finanche grottesche o mostruose, forme che possiamo amare o meno, certamente – ma sono sempre quei medesimi archetipi che abbiamo di fronte. E per comprendere i quali è perciò necessario, non soltanto utile, osservare tali fenomeni. […]
Ho detto – e credo sia un punto fondamentale per comprendere questo saggio – che non siamo di fronte a una colta critica cinetelevisiva, bensì a un libro di filosofia su temi pop, ed è tutt’altro che un bizantinismo. La distinzione, pur sottile, è essenziale: l’Autrice non vuole descrivere, con fondati riferimenti umanistici, un programma televisivo o un film; ben diversamente, vuole comprendere i significati filosofici di un determinato fenomeno contemporaneo e capire meglio, alla luce di questi, cosa sia l’uomo contemporaneo. La popsophia non è un discorso forbito su tematiche superficiali; la popsophia è l’analisi rigorosa del mondo contemporaneo con i mezzi della filosofia classica. Con buona pace di Adorno e della figura tipica dell’intellettuale, non c’è alcuna distinzione, per la popsophia, tra mondo accademico e mondo popolare. Nè si pensi di essere, leggendo questo libro, di fronte a un’apologia o a un’acrobatica rivalutazione del trash. Al contrario, questi Esercizi potranno darci, se li cerchiamo, mezzi più affinati e chiari per dire perché non apprezziamo determinati programmi o personaggi televisivi. O, al contrario, perché determinate serie tv possono definirsi opere d’arte e dunque essere indagate dal pensiero filosofico – così come Aristotele definì nella Poetica impianti teoretici decisivi alla luce della tragedia attica.
Attenzione: leggi Lucrezia Ercoli e, come un Amleto postmoderno, potrebbe capitarti di dire improvvisamente allo sbigottito spettatore che ti siede vicino sul divano: “Vi sono più cose in televisione, Orazio, di quante non ne sogni la filosofia”.
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